Il progetto

Emplacing Food

Ripensare le dimensioni territoriali del cibo, nelle sfide della giustizia, della sostenibilità, dell’identità culturale e dello sviluppo locale.

Partendo dalla revisione e costruzione delle politiche alimentari attualmente in corso, questo progetto ha come obiettivo generale lo sviluppo di un ripensamento critico delle relazioni cibo-spazio (nelle molteplici declinazioni di luogo, territorio, paesaggio e regione), con particolare attenzione al ruolo delle scale urbane e locali, al fine di fornire infine un contributo critico e operativo alle nuove politiche alimentari in un approccio territoriale multidimensionale e multiscalare.

Le definiamo “nuove”, in quanto mirano ad essere politiche alimentari integrate e sistemiche riguardanti un’ampia gamma di dimensioni dei sistemi alimentari, quali: sicurezza alimentare, accesso e “diritto al” cibo, democrazia e giustizia alimentare; nesso cibo-salute; impatto ambientale e cambiamento climatico; relazioni tra produzione e consumo, gestione del paesaggio, consumo di suolo e paesaggi alimentari; innovazione tecnologica nell’acquisto/distribuzione alimentare; spreco di cibo; e identità legate al cibo, e valori culturali e sociali.

Il progetto Emplacing Food parte dai seguenti punti interdipendenti:
 

  • La mancanza di politiche alimentari integrate nel contesto italiano può essere correlata a narrazioni dominanti sui sistemi alimentari e le loro dimensioni territoriali, che portano a agende politiche e strumenti politici che non affrontano questioni più urgenti. Infatti sembra prevalere il contesto italiano (e, a nostro avviso, più in generale del Sud Europa) discorsi dominanti dell’equazione semplicistica “bel paese, bel paesaggio/territorio e buon cibo”, nella logica più ampia del “marchio Italia” come un elemento di assoluto valore. Questa visione, spesso caratterizzata da una celebrazione acritica del “cibo italiano”, porta a sottovalutare diversi problemi, come i problemi di salute legati alle abitudini alimentari, il consumo di suolo e la banalizzazione del paesaggio, le ingiustizie sociali legate alla produzione e gli impatti ambientali.
  • Allo stesso tempo, ci sono altre narrazioni – cosiddette resistenti – prodotte e diffuse dai movimenti del cibo (es. Slow Food), e altri attori, che portano avanti una visione più “critica” del cibo, delle sue qualità e dei suoi collegamenti con i luoghi. Tuttavia, da un lato, queste narrazioni resistenti vengono sempre più riprese dagli stakeholder dominanti nell’ambito di strategie di marketing che sottolineano la dimensione territoriale della qualità degli alimenti, spesso minimizzando la loro portata critica ed enfatizzando gli aspetti di branding; d’altra parte, anche queste narrazioni generano talvolta semplificazioni e riduzioni che contribuiscono alla già citata sottovalutazione di rilevanti problematiche che interessano i sistemi alimentari.
  • I suddetti problemi che interessano i sistemi alimentari sono raramente affrontati da una prospettiva integrata. Generalmente, infatti, le agende urbane e territoriali sono attuate attraverso silos di politiche settoriali, che non riconoscono le complesse interconnessioni tra le varie dimensioni del cibo (economica, sociale, ambientale, culturale, sanitaria, ecc.), le diverse fasi di la filiera, i luoghi di produzione e consumo, gli stakeholder coinvolti, ecc.